L ’acquisizione dell’ex-Jolly Hotel o Grande Albergo delle Terme di Ischia da parte del gruppo industriale DimHotels rappresenta un fatto POSITIVO nel panorama economico e finanziario dell’isola d’Ischia da molti punti di vista. E’ un fatto positivo – senza dubbio alcuno – che si rafforza una imprenditoria contemporanea, al tempo del turbo capitalismo, “endogena” e non più “esogena” cioè di ischitani che sono fieri della loro origine, fieri di aver affrontato il rischio di impresa partendo da un umile commercio di frutta e verdura, fieri al punto di garantire con la loro “ischitanietà” il loro prodotto presso i loro clienti.
E’ un altro fatto positivo che forse per laprima volta nell’epoca del turismo maturo – un gruppo imprenditoriale ischitano rende noto e chiarisce i termini economici e finanziari dell’acquisto, l’istituto bancario finanziatore, i livelli occupazionali, la strategia di marketing.
Non è poca cosa. Come si sia acquisito negli anni ‘80 il possesso dell’ex-gruppo di Rizzoli da parte di imprenditori “esogeni” non si è mai saputo con chiarezza ma si è saputo che perfino il Grande Albergo della Regina Isabella entrò nel calderone dei “titoli atipici” dell’arch. Cultrera con un sistema della “multiproprietà” o con una “proprietà” da parte dell’Istituto delle opere pie del Piccolo Cottolegno di Torino. Così come non si è mai saputo con chiarezza come si sia “spezzettato” negli anni ‘90 il nuovo impero della Cabalhotels comprensivo di almeno 7 alberghi, e diverse strutture commerciali nei Comuni di Ischia, Casamicciola e Lacco Ameno, fino a scomparire del tutto.
Così altre acquisizioni alberghiere sono avvenute senza alcuna trasparenza giornalistica.
Oggi la pubblica opinione conosce nei dettagli una operazione finanziaria interamente promossa da ischitani di lungo corso, affezionati alla loro terra nel cui avvenire economico credono. Siamo certi che questo capitalismo familiare vuole rimanere qui e sta costruendo un avvenire per la sua progenie. E’ un esempio di “democrazia finanziaria” questa trasparenza così come è significativo il sostegno al sistema delle imprese da parte del Monte dei Paschi di Siena che è oggi il più importante istituto bancario di sostegno all’economia locale.
Che il turbo capitalismo sia ormai avviato nell’isola d’Ischia è noto da almeno vent’anni E’ da almeno vent’anni che sono nate le “catene alberghiere” legate soprattutto a nuclei familiari di imprenditori che lo evidenziano perfino nella denominazione. Il gruppo creato fin dagli anni ‘70 dall’ ing. Salvatore Leonessa si chiama “Leohotels”, quelli dei fratelli Giuseppe e Franco Di Costanzo si chiama “Dicohtels”, quello dei fratelli Bazzoli “ Fabahotels” e l’elenco potrebbe continuare.
Questo turbo capitalismo è oggi indispensabile per competere sui mercati internazionali dei viaggi al tempo della globalizzazione e delle “vacche magre” che hanno cancellato la “rendita di posizione” del turismo tedesco grazie alla quale la crescita economica è stata del tutto spontanea.
Questa operazione economica e finanziaria da parte della Dimhotel rafforza lo sviluppo che ho definito nel mio libro “Ischia, Luci e Ombre sullo Sviluppo” “ipermaturo” poiché la ricettività alberghiera ed extralaberghiera è di oltre 40 mila posti-letto, le imprese iscritte alla Camera di Commercio sono 3 mila, la forza lavoro disponibile è costituita da 13 mila lavoratori iscritti al Centro per l’Impiego, l’offerta formativa della sola scuola media superiore è di 13 indirizzi con una popolazione studentesca di 3200 alunni con una media di 500 diplomati ogni anno.
Questi primi dati danno una idea sufficiente del grado di sviluppo economico e sociale dell’isola d’Ischia che ho chiamato “l’isola Madre” dei golfi di Napoli e Gaeta.
Certamente queste concentrazioni alberghiere minano la media e piccola impresa che rischiano di andare fuori mercato e che dovranno costituire strategie idonee per competere sul piano dei prezzi e dei servizi.
Cosa manca, a mio parere, in questo turbo capitalismo ischitano? Manca una idonea rappresentatività del mondo imprenditoriale che già fu sottolineata nel lungo dibattito dell’estate del 2008 sul “Corriere del Mezzogiorno”e manca una idonea rappresentatività del mondo del lavoro. I circa 10 mila lavoratori stagionali non sono sindacalizzati, non aderiscono ai sindacati e non sono nemmeno politicizzati e probabilmente non conoscono nemmeno “Bandiera Rossa né la cantano nei cortei operai ormai defunti. All’interno del mondo del lavoro non c’è alcuna solidarietà ed anzi c’è una guerra fra poveri poiché ci sono almeno 1000 extracomunitari che hanno fatto scendere il prezzo o il costo del lavoro.
I gruppi alberghieri non mostrano interesse a costituire una forte associazione imprenditoriale tanto che perfino l’Unione Industriali è stata chiusa per mancanza di adesioni né mostrano interesse ad avere un forte Ente di Promozione Turistica come fino agli anni ‘70 del ‘900 è stato l’Ente per la Valorizzazione dell’isola d’Ischia mentre i lavoratori “precari a vita” non hanno altra ambizione che raggiungere i sei mesi di lavoro per ottenere l’indennità di disoccupazione per altri sei e molti non conoscono nemmeno il ruolo e la funzione del cosiddetto “Ente Bicamerale, l’oggetto misterioso dei nuovi rapporti tra lavoratori e imprenditori.
Questo turbo capitalismo deve adesso dimostrare la sua funzione sociale così come la politica – cioè i sindaci e gli amministratori dei sei Comuni – deve dimostrare la sua funzione e la sua capacità di “regolare” o “programmare” un simile livello di sviluppo. Alcune ferite nel sistema infrastrutturale e strutturale dell’isola non sono più tollerabili. Il complesso ex-La Pace di Lacco Ameno di 700 posti-letto non può essere sotratto al sistema produttivo. Il complesso del Pio Monte della Misericordia di Casamicciola è ormai diventato una vergognosa, fetida infrastruttura (mercato provvisorio, parcheggio provvisorio, sversatoio di terreno e rifiuti pubblici) ed è tempo di un civile “risanamento”.
Forse i Comuni – o meglio ancora un sol Comune – dovrebbe proporre le “public company” per le medie e piccole imprese con l’aiuto di un sistema bancario disposto ad entrare nel capitale di rischio delle aziende ed infine forse è tempo di cominciare a parlare di un allargamento del distretto industriale turistico per progettare un distretto delle “Isole Napoletane” da Ponza a Capri dove Ischia è al centro come “Isola Madre”. C’è ancora molto lavoro da fare, molte cose da cambiare, molte realizzazioni da fare.
Comunque la fiducia nell’oggi e nel domani c’è da parte di una certa classe dirigente.
E la fiducia porta con se sempre la speranza.