Davide Conte
So bene che la prima riflessione scaturente da una lettura superficiale del titolo di questo pezzo sarà: “Ma a che gioco gioca Davide Conte? Così aiuta Giosi Ferrandino a trovare una strada ancor più spianata di quella che già percorre e che, al momento, lo vede proiettato sulla carta verso una probabile riconferma.”
Se è questo a cui hai pensato anche Tu, caro Lettore, significa che Ti toccherà leggermi sino alla fine!
Ho letto con interesse la proposta di Luciano Venia sulle primarie del centrodestra, i cui contenuti sono stati a mio avviso sminuiti dall’intervento quasi immediato del collega Luigi Mattera, resosi ben propenso a sostenere l’idea del proponente (seppur tagliandolo elegantemente fuori dalla rosa degli aspiranti candidati a Sindaco, elevandolo -si fa per dire- a garante dell’operazione), ma dando in tal modo l’idea di una specie di tattica studiata a tavolino.
Ciononostante, pur apprezzando lo sforzo di Luciano a ricercare una soluzione quanto più condivisa possibile da contrapporre all’attuale primo cittadino, al pari del passo indietro di Luigi il quale, pur autopropostosi da tempo e non riscontrando il favore sufficiente ad essere lanciato con largo anticipo alla corsa così come desiderava, ha ben pensato di ridimensionare le pretese passando per un placet senz’altro più ampio e validante, credo che ancora una volta a questa discussione manchi il sale.
Il quesito da porsi è d’obbligo: dov’è il centrodestra ad Ischia? Oppure, volendo affrontare il ragionamento in modo più ampio: esiste o no un’unità d’intenti tra tutte le espressioni della minoranza consiliare e gli esclusi dall’agone politico di casa nostra che intendono parteciparvi ancora? La risposta, più inequivocabile che mai, è NO!
Per quanto mi riguarda, siamo rimasti agli auguri di Natale scambiati squallidamente al Continental due anni fa, tra quattro gatti, quando qualche grande stratega pensò di lanciare un segnale di esistenza delle minoranze che di certo sortì effetti tutt’altro che positivi sull’opinione pubblica. Anche in quella occasione, il mio monito a guardare al nostro interno e ristabilire gli equilibri di correttezza, lealtà, rispetto degli impegni e, soprattutto, programmazione del futuro (amministrativamente parlando) fu del tutto ignorato, a vantaggio della sopraffazione, degli pseudo-impegni sottobanco e della “cazzimma” più totale. Risultato? Disgregazione assoluta!
Orbene, il mio compianto nonno avrebbe detto: “Ma che ffacit? Accattat primm o’scurrial e ppo a’carrozz?“. Io non avrei saputo dargli torto (i vecchi, grazie alla loro saggezza, non sbagliano quasi mai) e credo che rispetto all’attuale stato di cose ci sia ben poco da eccepire.
Tra vecchi dissidi e ambizioni personali più o meno legittime, dopo ben quattro anni e quattro mesi di questa disastrosa amministrazione targata Giosi Ferrandino, non ha ancora preso corpo dall’altra parte della barricata un ragionamento serio e condiviso sul progetto che potrebbe rendere credibile una qualsiasi proposta politica alternativa. Nè tampoco sappiamo fino a che punto l’inerzia di chi dovrebbe e potrebbe decidere e non decide il da farsi sia il chiaro segnale che molto al di sopra delle nostre teste, in fondo in fondo la riconferma di Giosi e compagni non dispiaccia più di tanto.
Ben venga l’idea di candidature condivise auspicate da Venia. Ma a cosa servono le primarie, se della piattaforma politica su cui basarle non v’è minima traccia?
Mai come in questa fase, come da qualche anno a questa parte, i problemi del PdL non sono certo i miei. Tuttavia, ritengo al momento che i grandi elettori non allineati al modus operandi di Giosi Ferrandino & C. siano decisamente più disposti a lavorare al di fuori dei partiti tradizionali, piuttosto che soggiacere all’inerzia imperante di chi continua a non disturbare il manovratore e che da sempre, con i suoi proseliti, continua a marginalizzare la validità e il peso politico-elettorale di qualcuno solo perché solito pensare con la propria testa. Mi limito a questo, per evitare di approfondire l’impietosa analisi su chi realmente si trova in minoranza e, osservando la realtà dei fatti, chi è molto più vicino alla maggioranza degli stessi membri ufficiali di quest’ultima.
Inutile attendersi “colpi di coda” da qualche coscienzioso consigliere di maggioranza, il cui “abbandono della nave” dell’ultim’ora non sarebbe credibile già oggi, a sette mesi dal voto (figuriamoci “last minute”…), o continuare a fare affidamento su qualche scontento distruttore col quale sarebbe improponibile -per quanto mi riguarda- pensare di unirsi: siamo arrivati ad ottobre, chi ha cartucce da sparare cominci a caricare il fucile. Il Paese non può più attendere, ma soprattutto non può più sopportare i disastri amministrativi targati Giosi Ferrandino. E a maggio, piaccia o no, si voterà!
*Capogruppo Consiliare di Minoranza