La classe dirigente italiana: gente o gentaglia?
di Ignazio Castagliuolo
L’unica idea di politica industriale degli ultimi 20 anni in Italia è rincorrere modelli socio-economici basati su retribuzioni basse, dequalifica del lavoro e dei diritti. I fondi europei erano e sono finalizzati allo sviluppo delle aree depresse della zona euro, tra cui ovviamente l’Italia. Quei fondi, usati mali e/o sprecati, di cui oggi si chiede conto alla classe politica italiana. Una classe politica per lo più la stessa di 20 anni fà, e oggi per l’appunto commissariata. Chiede conto il mercato europeo alle aziende confindustriali che certo non hanno investito in sviluppo, ricerca e riqualifica. Ed in Italia questa miserabile classe dirigente chiede conto agli. Il 1% chiede di pagare il conto al 99% che da sempre paga. Il crollo del “muro di Berlino” nel ’89, aprì in un enorme mercato del lavoro alternativo alle grandi imprese italiane vittime di modelli industriali di inizio secolo. Un modo italiano per prendere fondi europei e italiani e andare laddove il lavoro e i diritti costavano poco o niente. Un modo che permette e permetteva ad aziende come la Fiat o para statali (i numero verde dislocati in Macedonia ad es.) oppure oggi alla Omsa (pure peraltro in attivo), di competere con i mostri asiatici comunisto-capitalistici o comunque guadagnare di più speculando o peggio.In danno ovvio non sola alla collettività Italiana ma all’intera europa. E questo modello piaceva e piace. Invece di portare sviluppo nella parte di Europa depressa, abbiamo importato in Europa la miseria …perchè costa poco. Da 20 anni infatti, nel frattempo e continuativamente, le riforme proposte e/o imposte in Italia sono state sempre in una unica direzione: lo smantellamento
dei diritti. Una pessima impresa che si compensava e si compensa con una pessima politica. In un rapporto di reciprocità, inquietante e tragico. Passando per tangentopoli, la cui soluzione politica è stato anche qui lo smantellamento del diritto d rappresentazione dei cittadini nelle istituzioni: distruggendo il sistema cioè dei partiti come organismi democratici essi stessi e che di fatto hanno avuto poi la piena e completa “autonomia”, sia funzionale che strutturale, per impossessarsi della società, piuttosto che rappresentarla. Partiti cioè destrutturati, affinchè responsabilità altrimenti complessive, d’insieme e cumulative apparissero, almeno giuridicamente, individuali. e si dava in pasto alla democrazia la democrazia di pseudo-primarie di fatto ininfluenti, ma che peraltro creano anche reddito ai pertiti (2-3 euro a voto per milioni di voti). La politica degenerata dei partiti post-tangentopoli. L’araba fenice che risorge dalle proprie ceneri e che non avendo più niente da prendersi, si prende il futuro, svendendo l’Italia e gli italiani a gentaglia.Prestando il fianco ad una aggressiva quanto facile speculazione della finanza che sta acquistando l’Italia e gli italiani .. a poco più di niente. Acquistare un paese significa: possederne la liquidità (conto corrente anche per le pensioni ad es.), le materie prime (intese anche come beni immobili ad es. monumentali quali il Colosseo o Pompei); le autostrade ed i servizi (vedi es. caremar e sanità); le energie (non è un caso un ritorno sulla privatizzazione dell’acqua); l’economia, distruggendola e/o imbrigliandola in un iper-liberismo nel basso centralizzato in una cupola in alto (le autorithes)..E poi mezzi mediatici, etc. Ovviamente possedere le persone: attraverso l’eliminazione in poche settimane di diritti costituzionali (vedi la privacy oggi ignorata con i vari meccanismi di tracciabilità del fisco) e l’aumento della pressione di condizionamento quale il lavoro o il diritto a ..vivere con dignità.Oggi chi può comprare tutto questo se non chi ha la liquidità o il capitale? Lo Stato ed i cittadini che danno tutto allo Stato per risanare le banche o le banche che oggi sono direttamente lo Stato? E la speculazione finanziaria bancaria, lo Stato e le ” mafie” non concorrono per lo stesso spazio vitale? E se concorrono, come è possibile oggi questa assurda, tragica e silenziosa pace politica? Oggi il quadro politico italiano è assimilabile anche parlamentarmente, a quello comunisto-capitalistico cinese: uniti dallo stesso anelito illiberale o anti-liberale. In poche settimane stiamo assistendo attoniti ad un cambiamento radicale di un modello sociale e democratico costato secoli di storia e di sacrifici dell’Europa, da parte di un governo tecnico ..presidenzialista, dove nessuno ha deciso e decide niente, in nome di una paura infernale scoppiata all’improvviso. Di un modello sociale che mette al centro il mercato e non la persona? E il nazismo e la dittatura comunista cinse cos’è se non questo? E’ questa ancora definibile democrazia? E ancora possibile non definire questo un governo reazionario?Un cerchio iniziato a scrivere 30 anni fà e che oggi con violenza si vuole chiudere. Come in un incubo. In fretta, nel rispetto di rituali massonici o esoterici del cambio di ere del calendario Maya. Le teorie… quelle teorie complottiste. Che si nutrono di esoterismo. Della sindrome del giusto o dei giusti. Che da sempre affascina i pazzi fanatici alla conquista del mondo. E l’ennesima centralizzazione su di un solo argomento coperta a cosa serve? Dare battaglia sull’art.18 oggi a cosa serve? Alla propaganda e alla realtà.
Alla propaganda perché mediatica. Per nascondere e distogliere l’attenzione mediatica dalla macellazione sociale e culturale di un paese. Una propaganda utile a rassicurare le lobbies di potere del centro destra e non. Ma utile soprattutto al niente della “sinistra” che finalmente ha l’opportunità di fare qualche timido insignificante mugugno. Per dare un segno di vita ..centrista.
Per far finta di essere dalla parte dei deboli, dopo la carneficina delle pensioni e della patrimoniale sulle esanimi classi sociali deboli e la già distrutta classe media italiana. Ma serve soprattutto alla realtà. La realtà di azzerare i diritti, ieri almeno solo disattesi, per smantellare uno Stato in svendita alle banche ed alla speculazione finanziaria. Per un tessuto socio-economico letteralmente distrutto e che nell’arco di un anno rischia di collassare. E basta paraqonare le imposizioni dell’art. 18 della legge 300/1970 con l’analogo quadro normativo tedesco, molto più severo (nella sua enunciazione, forma e sostanza oltre che applicazione. Altro che Marchionne.), per rendersi conto di quante cretinate vengono dette pretestuosamente.Ci si rende subito conto che è una semplice, grande, fondamentale conquista della cultura sociale basata sull’economia come forma evolutiva dello stare insieme. Una riforma di diritto, perchè già aggirata tecnicamente da circa 50 forme contrattuali di lavoro, sia d’opera che d’intelletto, che maltrattano di fatto le persone: la maggior parte di queste contrattazione dolcemente e continuativamente proposte dal centro sinistra, per la verità. Di seguito gli elementari elementi di diritto e di diritti che per la politica italiana crea il terrore alle imprese. L’Art. 18 si applica solo per le aziende con più di 15 dipendenti: riguarda per tanto il solo 5% degli occupati italiani e dei ricorrenti (3 o 4 l’anno) il solo 40% ha avuto riconosciuto il diritto al reintegro. La motivazione più frequente del licenziamento riguarda comportamenti colposi o dolosi del lavoratore, la cui gravità non consente la prosecuzione del rapporto di lavoro per via della lesione del vincolo fiduciario. In relazione alla gravità della condotta, nel diritto italiano si distingue tradizionalmente tra licenziamenti per “giusta causa” e per “giustificato motivo”.
La giusta causa il datore può licenziare in tronco, senza dare alcun preavviso. A titolo esemplificativo: rifiuto ingiustificato e reiterato di eseguire la prestazione lavorativa/insubordinazione rifiuto a riprendere il lavoro dopo visita medica che ha constatato l’insussistenza di una malattia lavoro prestato a favore di terzi durante il periodo di malattia, se tale attività pregiudica la pronta guarigione e il ritorno al lavoro sottrazione di beni aziendali nell’esercizio delle proprie mansioni (specie se fiduciarie) condotta extralavorativa penalmente rilevante ed idonea a far venir meno il vincolo fiduciario. Il giustificato motivo soggettivo. Il “giustificato motivo” (soggettivo) è un’ipotesi meno grave di inadempimento degli obblighi contrattuali, quali: l’abbandono ingiustificato del posto di lavoro minacce, percosse,reiterate violazioni del codice disciplinare di gravità tale da condurre al
licenziamento malattia (superamento del periodo di comporto ). Paragone di ..spread: la Germania alla quale l’Europa chiede i soldi; che rispettato appieno i parametri di Maastricht; che attrae gli investimenti. Una legge più severa addirittura per le imprese per una società dove la è soluzione dei problemi. Questi i diritti elementari che invece non fanno paura alle imprese e agli investitori. In Germania, è necessaria una giusta causa di recesso, non è previsto per legge l’ordine di reintegro. La giusta causa si applica alle aziende con più di 5 addetti.Una particolare tutela è riservata alle donne in gravidanza, personale in malattia o con gravi disabilità, chi svolge attività politica o sindacale, chi in azienda ricopre incarichi di responsabile della sicurezza e dell’inquinamento e normative ambientali. Il Consiglio di Fabbrica ha il potere di sospendere o annullare il licenziamento. Il giudice può ordinare la reintegrazione, che il datore può rifiutare optando per una maggiore indennità. Il sindacato tramite il Consiglio di Sorveglianza svolge attività di indirizzo e controllo della gestione aziendale, e quindi pure un’azione preventiva in materia di licenziamenti collettivi.E allora cosa dire? La classe dirigente italiana: gente o gentaglia? Certo non bella gente