di Ennio Anastasio
E’ andato via con l’ultimo pilone di acciaio, estratto a forza dal fondale sabbioso del nostro porto. Su quel pontone, i resti di quel che rimaneva del vecchio pontile Italia ’90, lacerato e malconcio, ma anche un pezzo di storia della nostra isola, della nostra comunità. I pochi metri di una rete arancione a protezione del vuoto, ancora lì, sul molo del Redentore, sembrano rammentarci quella lenta agonia vissuta per anni tra il sapore di battaglie profuse, proclami e conquiste ma anche di veleni e polemiche, il tutto ben amalgamato da quella politica di corridoio e non di merito, tutta isolana, quella dei ripensamenti, dei rinvii, delle false ripartenze. Già, proprio non riusciamo a viverla in silenzio questa storia, quella del pontile, del nuovo che avanza, anche perché ne abbiamo paura, una grande paura, ed il nostro sguardo è rivolto a quello che risorgerà in nuovo stile o forse no. Probabilmente qualcosa ci sfugge, ma tutta questa indignazione che sale in giro, che coalizza persone, che muove discorsi ed incontri, deve trovare una giustificazione plausibile e concreta, ed allora di cosa parliamo? forse di una grande, violenta colata di cemento armato pronta a sagomare un nuovo pontone lungo 40 metri e largo altrettanti 25, sormontato da un casermone in calcestruzzo e per finire da un totem prismatico alto sei metri? E’ questo che genera indignazione e sconcerto? probabilmente sì . Qualcuno ha scritto con toni alti che è il momento di dare un segnale straordinario di sana, incoraggiante ribellione civica a siffatte proposte obbrobriose calate dall’alto. Proprio quelle che in nome di un’ illusoria modernità, vogliono infliggere una ferita profonda alla bellezza di un porto storico ed unico del quale ogni anno festeggiamo la nascita, il valore, la maestosità. Ma Ischia non merita le barricate, gli strilli da prima pagina, le azioni convulse. Abbiamo bisogno di ben altro, in particolare di atti di coerenza e di coraggio. La coerenza non è la fedeltà alle persone, la coerenza è la fedeltà alle idee, alle promesse fatte, la coerenza è quella che impone di riconoscere l’invasività di un “progetto” che, seppur camminando sulle gambe della finanza pubblica, non per questo può vantare l’arroganza del monopolio delle idee, dell’unica alternativa possibile, del piatto da accettare, freddo o caldo che sia.
E’ giunto il momento di uscire dal Tunnel ?
Pragmaticamente, servirebbe una soluzione di buon senso. Lanciati vacui proclami, il Palazzo non si sbottona più di tanto, nemmeno un “bigino” viene fuori, proprio nulla trapela, nemmeno dal corridoio posto più in basso, già non ci è dato saperlo. Dal canto nostro abbiamo piena convinzione che bisogna sempre tracciare in modo chiaro quella linea di demarcazione che rappresenta la differenza tra la teoria e la pratica. Costa fatica certo, impone sacrifici ma incoraggia anche il fondato concetto che i sogni, ops…. i disegni, non possono tirarsi fuori dal cassetto quando rappresentano il vuoto delle idee, ammirabili solo della loro bruttura perché anche quella è arte quando ci si mette con impegno a rappresentarla. Lo abbiamo scritto, lo scriviamo di nuovo ed ancora di più : No al mostro di Lochness, no a “Nessie” nel porto d’Ischia. Pervade la consapevolezza che ciò che si vuole porre in atto, con tanto di avallo da parte di chi dovrebbe assicurare la tutela del decoro architettonico, è quanto di più invasivo, svilente ed egoistico si possa pensare di realizzare in un porto storico di enorme bellezza naturale, davvero unico, come quello di Ischia.
Lago de’ Bagni : la speranza è nelle nostre mani
Non siamo la baia di Sydney con spazi di enorme volume e non abbiamo bisogno delle “vele” di Port Jackson, è da questo che dobbiamo partire. Colpisce dunque che tali atteggiamenti di chiusura non permettano di seguire la strada della realizzabilità di opere gradevoli e poco imponenti nella loro struttura. Un pontile moderno, sì, ma necessariamente di stile mediterraneo, di basso, bassissimo impatto ambientale da conformarsi alla bellezza del sito. Vi è necessità di un nuovo Terminal per aliscafi e mezzi veloci, questo è innegabile, lo ribadiamo, ma dobbiamo uscire dal tunnel imponendoci con l’orgoglio delle nostre idee, quelle che esprimono sobrietà ed eleganza. La condanna per le opere mostruose non può comunque spingerci a fare da spalla a certe espressioni di dietrologia che da molti si levano a difesa di una visione storica pronta a negare ogni avanzare dei tempi e fortemente ancorata al concetto svilente “l’importante è essere contro”. Al netto di tali considerazioni non possiamo negare che la politica vive anche di tensioni virtuose, quelle che permettono di prendere per mano le problematiche trovandone una soluzione. Può l’attuale classe politica rispondere a ciò? e ad essere più espliciti, può e vuole questa nostra maggioranza amministrativa un pò “stampellata” e di fine mandato arrotolare la carta di quello che furtivamente si intravede per gettarla nel cestino ed essere la protagonista di un progetto degno del nostro porto senza aver paura delle difficoltà ? di schierarsi contro lo “zio Paperone” fornendo elementi di lettura ben diversi da quelli che si vogliono imporre, assumendo davvero il ruolo di guida della propria comunità? ha interesse e coraggio per mettersi in gioco o l’intenzione è quella di fornire versioni monche strappate alla via del silenzio, in attesa del voto di primavera?