Venerdì prossimo il Comune capofila voterà sulla rimodulazione dell’imposta sia in termini di aumento che di allargamento a tutti i 12 mesi dell’anno.
di Ennio Anastasio
L’ordine del giorno del prossimo Consiglio comunale di Ischia in prima convocazione giovedì 21 dicembre ed in seconda il successivo venerdì, vede, al primo punto, la rimodulazione dell’imposta di soggiorno, oggetto di una precedente conferenza di servizi dello scorso mese di novembre alla quale hanno partecipato i rappresentanti di cinque Comuni dell’isola, tranne appunto quello di Casamicciola che ha ritenuto doveroso non condividere proposte di aumenti ed estensioni d’imposta,tenendo ben in conto gli eventi devastanti dovuti al terremoto del mese di agosto che hanno già messo duramente in ginocchio il settore turistico e commerciale.
Dunque nel pomeriggio di venerdì, l’Amministrazione in carica punterà all’applicazione delle nuove tariffe, che ovviamente sono in rialzo, e nello stesso tempo l’intenzione è anche quella di estendere l’applicazione dell’imposta all’intero periodo dell’anno e quindi di non concedere tregua neppure in quei mesi considerati di bassissima potenzialità per un’ isola, cioè quelli invernali, che a tutt’oggi non subiscono la gabella comunale. Alcune considerazioni vanno fatte sul comportamento degli Enti impositori che sventolano il vessillo dell’unificazione di un’imposta ritenuta troppo frammentata e che – a loro dire – finalmente e con grande sforzo, viene definita in una tariffazione di ugual livello.
Uniti o divisi?
In primo luogo bisogna interrogarsi sul comportamento di alcuni Comuni che hanno detto chiaramente NO al Comune unico sull’isola ( al motto: viva la frammentarietà) deliberandolo anche in sede di Consiglio comunale appena pochi giorni addietro quella stessa conferenza di servizi che chiedeva di firmare per l’unificazione di una tassa di scopo e che ha visto l’adesione unanime dei partecipanti. In pratica si è << divisi >> quando ciò serve a proteggere un sistema che potrebbe definirsi una bislacca declinazione di un superato concetto feudale, mentre si può essere << uniti >> su questioni che non alzano il tono della competitività e che, soprattutto, non vanno sicuramente a muovere certi equilibri fortemente radicati al territorio di ciascuno. Detto questo, non possiamo dimenticare che una delle priorità essenziali per la già fragile economia turistica della nostra isola è quella di allungare la stagione oltre i mesi canonici puntando sui periodi spalla nei quali le strutture alberghiere e ristorative tendono a chiudere i battenti. Tenere aperte le strutture oltre l’estate si traduce in un prolungamento dei contratti dei lavoratori stagionali che possono portare a casa qualche mensilità in più. L’introduzione di una bad tax di soggiorno nei mesi invernali, tra l’altro con tariffa più elevata,può veramente identificarsi come una vera e propria condanna in termini di presenze alla già risicata fascia di clientela che sceglie la nostra isola in periodi così freddi e certo non contraddistinti da un’eccellente “performance” del territorio per quanto si facciano alcuni sforzi per renderlo più attraente e da alternativa a mete più blasonate. Con questa manovra di inasprimento stiamo veramente rischiando sul differenziale competitivo rispetto ad altri luoghi che vivono di turismo, e la strada adottata, sulla quale dovranno a giorni votare i consiglieri comunali, potrebbe significare un bilancio invernale con il segno in meno, derivante da una stagionalità in parte declinata in quanto ritenuta troppo cara per quello che in realtà offre in termini di caratteristiche qualitative e di servizi.
L’unificazione dell’imposta? assume carattere regressivo
Partiamo dal fatto che l’imposta di soggiorno e le sanzioni richieste per le infrazioni stradali rappresentano sempre più una voce importante per il capitolo delle entrate in bilancio da parte degli Enti comunali che si assicurano liquidità nei diversi periodi dell’anno; un metodo “collaudato” con il quale fare cassa nel minor tempo possibile, e di certo, non vi sono attenuanti che tengano perché la verità nei bilanci si legge dai numeri e da null’altro. Già, proprio parlando di numeri non possiamo fare a meno di osservare come l’unificazione dell’imposta di soggiorno,che non potrebbe definirsi nemmeno un’imposta di scopo, per le sue caratteristiche sempre più ibride, comporta dei caratteri sempre più vicini alla regressività, quando attuata in egual misura e fissa tra località che operano sullo stesso piano di categoria. In altre parole se si deciderà, come sembra proprio, di utilizzare una tariffa unica che tenga conto della tipologia di struttura e delle diverse “stelle”, ci troveremo, tra i diversi Comuni dell’isola, davanti ad un caso di pressione fiscale di diversa incisività, cosa che poteva evitarsi con untariffario diverso, quello che variava da Comune a Comune e che sta per essere abbandonato, almeno come appare dalla conferenza dei servizi già approvata.
Il caso: l’unione dell’imposta sull’isola non incide in egual misura
Consideriamo il caso di due alberghi isolani situati ad esempio nei Comuni di Forio ed Ischia appartenenti alla stessa categoria di stelle con una tariffa di soggiorno di 3 euro al giorno, uniformandosi, per l’appunto, all’accordo firmato nello scorso mese di novembre. Gli alberghi però praticheranno dei prezzi differenti ( anche se riferiti allo stesso periodo) in proporzione alle offerte che promuovono e alle camere libere di cui dispongono. Quindi, se l’albergo di Forio richiederà un prezzo per camera da 120,00 euro al giorno e l’albergo di Ischia di euro 145,00 al giorno, questo significa che una bad tax fissa di tre euro al giorno incide per il 2,5% per il soggiorno presso l’albergo di Forio e per il 2% se si sceglie quello di Ischia. L’imposta ha assunto un carattere regressivo non modificabile se si rispetta l’accordo di unificazione, mentre con un tariffario diverso, legato al Comune di appartenenza, tale differenza poteva essere superata. Il vero paradosso derivante dall’imposta fissa, si ravvisa, in una perdita del valore aggiunto che viene prodotto da tutte quelle attività che sono connesse al turismo e che scontano una contrazione dei consumi. Di certo andrebbe adottata un’imposta commisurata al prezzo pagato al gestore, abbandonando quella misura legata alla tipologia della struttura ricettiva, nella maggior parte dei casi indicata dalle stelle o da spighe, che sono invece la materia prima per le delibere comunali in tema di imposta di soggiorno. Resta il fatto che l’unificazione della bad tax che si vuole raggiungere tanto in fretta e per la quale il Comune d’Ischia preme sull’acceleratore, non unisce un bel nulla, ed anzi incide sulla capacità di acquisto del consumatore. Se si vuole abbandonare il criterio di applicazione dell’imposta limitatamente al periodo della stagione e si decide di fare pagare la stessa per l’intero l’anno, non andrebbe almeno praticata una differenziazione di prezzo in relazione al periodo dell’anno? così da formulare, come in altre località, un collegamento più proporzionale alla stagionalità?