Sono in costante aumento le bici che circolano per le strade di Ischia, in particolare quelle di ultima generazione, che si avvalgono della tecnologia ereditata dai motori elettrici degli elettrodomestici con la quale si aziona il meccanismo della pedalata assistita. La bicicletta con “l’aiutino” ha convinto veramente tanti a muoversi sul territorio scegliendo un mezzo di trasporto non inquinante con il quale fare la spesa al supermercato,raggiungere degli uffici, magari andare anche al lavoro e considerare che poi, tutto sommato, la bici può essere considerata una buona alternativa all’auto, ai mezzi pubblici e allo scooter. Se a questo sommiamo il notevole risparmio in termini di costi di carburante, assicurazione, bollo e manutenzioni varie, la bilancia non può che pendere dal lato della “eco-friendly”, sempre più amica del cuore, che risulta veramente perfetta nei piccoli spostamenti urbani soprattutto quando si deve puntare ad affrontare il traffico in pieno centro. Il fenomeno ha preso particolarmente piede negli ultimi due anni, proprio nel Comune capoluogo, e non può che essere dichiarato un dato estremamente positivo ma poco incoraggiato dalla mancanza di idonee zone di parcheggio.
Dove metto la bicicletta se il Comune non installa le rastrelliere?
Allora, non possiamo lamentarci di una carenza: è che non ci sono proprio! già, parliamo delle rastrelliere, per la verità assenti su tutto il territorio isolano come se fossero qualcosa di lontano dalla nostra realtà, qualcosa che non ci appartiene, un oggetto strano che possiamo soltanto immaginare a Rimini o nel centro di alcune grandi città che hanno fatto della bici un status symbol con tanto di ben definite rastrelliere di parcheggio e, dove possibile, anche di piste ciclabili. Intanto noi siamo rimasti al classico sistema di legarle alle inferriate o al mitico palo da trovare lungo la strada per proteggerla dal furto. Per carità, niente contro coloro i quali cercano soluzioni per ritrovare la loro “due ruote” ecologica per ritornare a casa, ma se utilizziamo questi comportamenti in assenza di infrastrutture idonee, come si comporterà il Comune ed in particolare i vigili urbani? La bicicletta, per quanto di poco ingombro, è definita dal Codice della strada come un “vero e proprio veicolo funzionante a propulsione muscolare delle persone che si trovano a bordo”. L’art. 158 al comma 1 vieta la sosta sui marciapiedi, salvo diversa segnalazione. Ed in ogni caso: “se la sosta è consentita da apposito segnale, la bicicletta non deve recare alcun intralcio ai pedoni ed in particolare alle persone diversamente abili lungo le loro traiettorie di transito preferenziali”. Insomma, siamo messi proprio male se teniamo anche conto della limitata grandezza dei nostri marciapiedi che in alcuni punti risultano veramente esigui, e mentre il comune di Ischia, Sindaco in testa, insegue progetti di piste ciclabili, invita i cittadini a domeniche ecologiche, introduce prezzi più cari per il parcheggio dell’auto negli stalli blu più prossimi al centro, non appare nemmeno l’ombra di una rastrelliera blocca telaio, neanche nel mega parcheggio multipiano sito nel cuore pulsante del centro cittadino legato embrionalmente a banche, uffici postali, negozi e supermercati. Un paradosso bello e buono, dispiace dirlo, della serie “si predica bene ma si razzola male” per un’Amministrazione che si incensa di tinte di “green” ma che poi, nella realtà dei fatti, alza solo l’asticella del prezzo che non può, assolutamente non può, essere l’unico deterrente all’auto e la spinta per forme di mobilità sostenibile.
Cento euro al mese per ottenere il parcheggio più vuoto d’Italia.
Due euro per fare la spesa nel supermaket in via delle Terme sono veramente troppi da spendere per un’ora di sosta dell’auto nel nuovo parcheggio multipiano ex Jolly ,tra l’altro completamente vuoto nella parte sottostante dove se ne chiedono cento per ogni mese di sosta. “Con due euro ci compri un chilo di pane,ci compri due litri di latte, ci compri un pacchetto di caffè” è questo che ti dice la gente e non possiamo che riflettere su queste parole. Già, perché è previsto anche l’importo di un euro, ma soltanto per mezz’ora di sosta, probabilmente troppi pochi minuti per scegliere dei prodotti, soprattutto quando si va alla ricerca di quelli in offerta, quelli del volantino che muovono di quel poco ancora l’economia. Ma poi capita di affrontare una fila più lunga alla cassa o magari non si è più giovani e scattanti .per il peso delle buste tra le mani e si rischia una multa salata perché fuori tempo. Ma oltre alle costose strisce blu, diciamocelo, si potevano ben inserire nel nuovo contesto, anche in modo armonioso, soluzioni che avrebbero consentito di parcheggiare in sicurezza la propria bici sostenendo in modo concreto il progetto di mobilità alternativa, anche eliminando il disordine delle “biciclette indisciplinate” che si trovano incatenate un pò ovunque e sotto lo sguardo bonario o meno del vigile di turno che passa. Bontà loro! Ed allora si ritorna all’immagine del vecchio parcheggio, quello un pò disordinato, e dal tono déclabe, con qualche pino un pò curvo e la vecchia roulotte come cassa, ma più umano: si pagava un euro per fare la spesa. Si lasciava la chiave dell’auto e non si era assaliti dall’ansia. Cinquanta euro era il costo per il parcheggio di un mese di sosta, cioè la metà di quello che viene richiesto oggi, cioè cento, prezzo ritenuto dal Sindaco, in linea ad altre realtà cittadine, anzi leggermente più basso. E’ probabile, ma occorre calarsi nella realtà economica del contesto dove si vive e il bando di adesione agli abbonamenti è andato deserto e quindi nuovamente riproposto perché il parcheggio interrato è ancora vuoto e cento euro mensili ( 1200 euro annui cioè una mensilità media di uno stipendio) non corrispondono alla capacità di spesa delle famiglie ischitane, soprattutto di questi tempi. Forse, a pensar male, si è cercato di sgomberare per sempre il centro dalle auto? o forse questa furia di cambiamento e di novità ci ha soltanto poi regalato qualcosa di troppo costoso per le nostre tasche? i risultati appaiono dai numeri e la peggior cosa è che non si può far altro che raccontarlo ai giornali.