di Ennio Anastasio
E’ vero, è proprio un triste Natale, come il Direttore de ” IL DISPARI” ha voluto intitolare la prima pagina del suo quotidiano. Ma non lo è per le poche luci colorate che comunque vi sono per le strade dell’isola, ma per le tante attività che sono ferme, per le persone che hanno perso il lavoro, per la dirompente crescita di domanda di un aiuto alimentare di molte famiglie sempre più in difficoltà. Proprio nel nostro comune, Ischia, basti pensare al prestigioso bar Calise in piazza degli Eroi e al porto, che attualmente è spento e chiuso, e quindi ai tanti dipendenti che hanno dovuto lasciare con un groppo in gola quell’occupazione, dopo anni e anni di servizio. Che dire poi delle Agenzie di viaggio? di coloro i quali organizzano eventi, feste, dell’intero indotto turistico presente sull’isola? E’ un triste Natale, perchè da mesi e mesi viviamo di Dpcm, usciamo, se possibile, con un lasciapassare in tasca e siamo tutti un pò frastornati, quasi anestetizzati da questo ritmo dettato da un nemico invisibile, un virus, subdolo e violento, che ci ha tolto molte persone che stimavamo su quest’isola, che ci ha tolto certezze, ci ha tolto serenità ed un pezzo della nostra vita. Già, un pò tanto, un pò troppo. Quelle poche luci natalizie e le future piazze del prossimo 31 dicembre che non avranno palchi dove raccontare musica, che non accenderanno luci su una grande folla gioiosa di attendere con il naso all’insù l’alba di un nuovo anno, quelle future piazze che non vedranno abbracci e baci e nemmeno una stretta di mano, non possono che dirci quanto siamo vittime di un evento di cui affannosamente cerchiamo una spiegazione che di certo in un futuro si ritroverà sui libri di storia, di medicina, ma anche in quelli di economia, visto che la povertà è dilagante; un aspetto terribile quanto devastante e dal quale è difficile distogliere lo sguardo anche se per rivolgerlo, per solo un attimo, alle luminarie natalizie.