La casetta dell’acqua ad Ischia, alle spalle del Polifunzionale, è nuovamente circondata da rifiuti di ogni genere : dagli scarti di pizza abbandonati alla sua base alle bottiglie di birra ridotte in frantumi, lattine, cartacce, e alla fine spunta persino un ferro da stiro. Una vera discarica a cielo aperto.

Ennio Anastasio

Edeccoci di nuovo qui a scrivere. A scrivere di una storia vecchia, che abbiamo già raccontato ma che purtroppo si ripete. Tante le segnalazioni e siamo andati lì, alla casetta dell’acqua, posta alle spalle del Polifunzionale di Ischia, a scattare qualche foto osservando nuovamente il degrado ambientale della “location” circondata da rifiuti di ogni genere, cominciando dalle lattine schiacciate, bottiglie, cocci di vetro disseminati all’intorno, e avanzi di pasto come ritagli di pizza, cartacce e tovaglioli unti. Tra le tante testimonianze di cittadini che usufruiscono del punto di ritiro e che auspicano di poter trovare un luogo quantomeno decente e pulito ne rappresentiamo due in particolare che illustrano in modo pieno il disagio che si vive al momento. Il sig. Michele, residente nello stesso Comune, tiene a sottolineare: “è una casetta dell’acqua, voglio dirlo a coloro i quali nei giorni scorsi hanno pasteggiato pizze e bevuto birre pensando bene di lasciare i loro avanzi  sui cartoni aperti alla base della struttura con anche qualche bottiglia di birra vuota, ovviamente, come si può ben notare”. Gli fa eco la signora Maria, anch’ella residente, secondo la quale “assistiamo a veri atti di inciviltà perché, a parte il sudiciume che si produce deliberatamente, il gesto di ridurre in frantumi delle bottiglie ha lo scopo di creare serio pericolo alle persone che si avvicinano nell’area anche con semplici ciabatte estive. Non si sa se considerarla cattiveria o semplice imbecillità”. Inoltre vi è la sconsiderata azione dell’abbandono di un ferro da stiro in violazione di tutte le norme del comportamento civile. Abbandonare un frigorifero o un ferro da stiro in un luogo pubblico è la stessa identica cosa, significa considerare quel luogo come una discarica, dove velocemente ci si vuole disfare di qualcosa di rotto ed inservibile fregandosene di ogni corretto canale di smaltimento e di probabile riciclo. Contro tali azioni ogni amministrazione comunale può fare ben poco, d’altronde lo abbiamo già detto: il degrado è sociale e si nota nel comportamento di come si vive una città, nel nostro caso una località turistica, e cioè con una completa mancanza di senso civico che invece fino a qualche decennio fa si percepiva in ogni angolo di scuola, nella propria famiglia, nella vita sociale ed in ogni comunità sportiva, sociale o religiosa che fosse, mentre oggi aleggia un profondo disinteresse per il bene comune, ma soprattutto una grande mancanza di rispetto per quello che è di altri, anche se è un bene di patrimonio pubblico e quindi di tutti.    

Casetta dell’acqua o isola ecologica?

Vi sono delle costruzioni che cominciano a morire ancor prima della loro nascita. Ciò dipende dal degrado ambientale che non si riesce a ripulire intorno a quello che si sta cercando di realizzare. Se è pur vero che il nostro territorio sembra non aver più anticorpi contro un vandalismo divagante, che diventa, giorno dopo giorno, sempre più preoccupante, e stabilito che comportamenti deplorevoli vengano compiuti da persone di ogni fascia di età che non hanno la minima cura di ciò che viene posto al servizio di un’intera comunità, ciò non riduce minimamente la nostra convinzione che la casetta dell’acqua ad Ischia è stata colpita a morte sin dal suo inizio. Si, sin dall’inizio, da cosa? da un enorme senso di sciatteria che gira intorno all’area, come la vista ma anche l’odore dei  pochi cestini, quasi sempre traboccanti di spazzatura, dalla mancanza di pulizia di tutte quelle bottiglie, lattine, cartacce e tovaglioli unti che sono sempre, perennemente lungo i marciapiedi che girano intorno al distributore ( fortunatamente ancora salvo da scritte, tag e “graffiti” di malintenzionati ) dalla mancanza di cura delle aiuole destinate a verde e invece sempre piene di sterpaglie, oggi alte e secche con probabile pericolo di prendere fuoco. E vien da chiedersi perché per così tanto tempo non si assiste ad alcun intervento dove invece dovrebbe essere presente un servizio regolare di pulizia in un luogo di così alta fruibilità?  È una domanda che possiamo solo rivolgere alla nuova Ischia servizi SpA che con tanto di slogan scritto sui furgoncini di raccolta “ ischia, un sacco bella” si occupa anche del verde pubblico ed in particolare, come da capitolato : “cura lo sfalcio dei prati pubblici; provvede alla rimozione delle erbe infestanti presenti sui bordi delle strade e marciapiedi; provvede alla rimozione delle erbe infestanti nelle aree comunali incolte; provvede alla potatura stagionale delle piante e delle siepi. Provvede alla raccolta delle pigne;”

Ora, se è vero che le amministrazioni possano fare ben poco sul “modus operandi” di persone che hanno piacere a sporcare e degradare il territorio, lo abbiamo già detto, avranno ben più potere nei confronti di chi ha assunto un incarico che, alle nostre tasche, sembra anche ben retribuito. Sta di fatto che in quella parte del territorio del Comune di Ischia la Ischia servizi SpA sembra proprio dimostrare scarsa presenza. Noi non ne conosciamo i motivi ma assistiamo ai risultati e, se da una parte non vi è nessuna pretesa di godere di un prato inglese che avvolga l’intera casetta dell’acqua, non ci si sente nemmeno di accettare un habitat dove, la mancanza di cura e il chiaro trapelare del degrado, incoraggia comportamenti scorretti e incivili. Le foto dello stato dei luoghi sostengono ampiamente la nostra tesi. E così, poco alla volta, colpevole anche uno sporadico controllo del territorio, il luogo della “casetta dell’acqua” è diventato invece come un deposito che comincia a gonfiarsi di ciarpame e dove sempre più sciattamente si abbandonano dei resti di qualsiasi cosa, da quelli del cibo, a tovaglioli unti, fino agli elettrodomestici e se quel luogo doveva diventare “qualcosa di più” verso il progresso ora è soltanto il segno di una sconfitta visibile nel suo deterioramento.  “Prendete un palazzo con poche finestre rotte – illustrano James Wilson e George Kelling , già negli anni ’80 – se le finestre non vengono riparate , i ladri tenteranno a rompere anche le altre finestre. Alla fine, potrebbero entrare nel palazzo e se libero, occuparlo o dargli fuoco. Considerate anche un marciapiede dove si accumulano i rifiuti. In poco tempo la spazzatura aumenta. La gente comincia anche a lasciarci i sacchetti con i resti del cibo acquistato nei bar”. In pratica, una finestra rotta va immediatamente riparata e se si rompe di nuovo va riparata di nuovo.  Ed allora cosa fare per fermare questo lento processo di dissoluzione che ormai sta radicandosi alle spalle del Polifunzionale? In particolare nei pressi della casetta dell’acqua? sicuramente adoperarsi per combattere degrado e immondizia, farlo in fretta e riparare tutte quelle piccole “finestre rotte” rappresentate dalla mancanza di ordine e di cura degli spazi comuni. Soltanto così si possono innescare quei meccanismi che, se pur involontari, disincentivano ampiamente il verificarsi di comportamenti incivili e antisociali. Sarebbe stato abbandonato quel ferro da stiro su di un’aiuola curata con un bel prato ?  Ai lettori le loro considerazioni.