Comunicato stampa – Il tema del ciclo rifiuti è l’argomento del momento, in particolare nell’isola d’Ischia.
Negli ultimi 6 mesi abbiamo sentito vociferare di 5 idee ovviamente discusse a porte chiuse, lanciate da alcune amministrazioni isolane ed imprenditori:
Sito compostaggio modello Salerno
Trattamento meccanico israeliano
Trattamento meccanico monegasco
Progetto Ischia pulita per umido e indifferenziato
Inceneritore
Più o meno per tutti e 5 parliamo di aree dai 5000 ai 20000 mq e somme tra i 5 e 30 milioni di euro.
Dopo un rapido ragionamento incentrato sul guadagno etico sociale e non su quello economico, il Movimento 5 Stelle Isola d’Ischia è risultato molto perplesso nei confronti del concetto di trattamento come prima immediata soluzione.
Prendeteci pure per pazzi in quanto forse non abbiamo mai capito come vincere facile ma, da anni, seguiamo con orgoglio e in maniera obiettiva
la linea dettata dal buon senso di esperti mondiali (forse tra i pochi veri saggi rimasti): La riduzione e riuso.
Ma analizziamoli velocemente uno ad uno
– Sito di compostaggio modello Salerno
è centralizzato è grande richiede un corretto funzionamento e ha un notevole impatto ambientale in termini di aree occupate (occorrono vaste aree non abitate, che sull’isola mancano).
– Trattamento in stile Israeliano
Consiste nel lavaggio e separazione con acque.
I problemi in questo caso sono due:Lo spreco idrico e L’ulteriore scarto da gestire
– Modello monegasco
Un modello che prima di tutto non contempla la raccolta differenziata. E’ caratterizzato da vari passaggi( produzione di biogas da digestione, “riscaldamento” a 600° , vaporizzazione (acqua) ecc… , e non meno importante, richiede l’impiego di una superficie di almeno 20.000 mq per produrre un’energia sufficiente a malapena a farlo funzionare;
– Progetto Ischia pulita per umido e indifferenziato
E anch’esso di alto impatto territoriale
Costa molto (circa 30milioni di euro)
– Inceneritore (strano ma vero, si arriva anche ad ipotizzare questo sull’isola)
Inutile parlarne, enorme impatto ambientale, polveri sottili che provocano malattie mortali ecc…
Certo, la tecnologia ha fatto passi da gigante nel trattamento dei rifiuti, ma pare che si è talmente accecati dal rapporto quantità/guadagno che ci si dimentica che la prima causa dell’enorme mole di rifiuti da gestire è semplicemente che se ne producono. E non lo diciamo solo noi, provate a chiederlo ad un’anima innocente ed ingenua presa a caso in una fascia d’età tra i 4 e i 10 anni!
Per citare qualcosa di concreto, esistente e per nulla utopico, il “protocollo rifiuti zero 2020” deliberato in circa 100 comuni italiani( Napoli nel 2011), è un accordo formato da 10 punti di cui da tempo stiamo cercando di proporre ai comuni isolani almeno i 2 più essenziali.
Esso ha come obiettivo l’estinzione del rifiuto senza l’impiego di forza lavoro e quindi a costo 0. Il vero guadagno sta nelle tasse notevolmente ridotte nonché nell’aumento dello stato di salute dell’ambiente.
Ecco come viene scandito il percorso secondo il suo ideatore, Paul Connect professore emerito della St. Lawrence University di New York e consulente sui rifiuti all’ONU.
1.Separazione dei rifiuti alla fonte
2.Raccolta differenziata porta a porta
3.Compostaggio
4.Riciclaggio
5.Riuso e riparazione
6.Iniziative di riduzione dei rifiuti
7.Incentivi economici
8.Separazione del residuo e Centro di Ricerca Rifiuti Zero
9.Responsabilità industriale
10.Discarica temporanea per il non riciclabile e la frazione organica sporca stabilizzata.
Quindi la priorità non diventa il macchinario più all’avanguardia esistente sul mercato in grado di fare miracoli alla faccia di Antoine-Laurent de Lavoisier
(“Nulla si perde, nulla si crea”) e di Albert Einstein (che ha aggiunto “tutto si trasforma”), ma ci vuole una cultura ormai persa sulla riduzione e il riutilizzo del rifiuto.
E’ imbarazzante sapere che da oltre 30 anni comitati e associazioni sbattono contro il solito muro di gomma quando promuovono concetti di sostenibilità,
e ci si ritrova in “emergenza rifiuti” da oltre 20 anni, con un territorio come quello campano ormai quasi irrecuperabile e molto vicino al punto di non ritorno.
L’ultima unica speranza è quella di applicare seriamente quanti più punti possibili della strategia “Rifiuti Zero 2020”. E’ inutile agire ancora con palliativi che non risolvono il problema ma semplicemente lo dilazionano o lo ritardano nel tempo.
Ci sono esempi in Italia e nel mondo che già da anni applicano queste soluzioni a costo zero e ne sono felicissimi. Basta copiarle e smetterla di osservare in problema in ottica speculativa.
Ecco 2 semplici proposte delle 3 totali fatte alle 6 amministrazioni isolane e protocollate il 05/04/2013, sulle quali non abbiamo mai ricevuto riscontro, da attuare nell’immediato e soprattutto a costo zero:
– Deliberare l’obbligo, da parte di negozi ed attività commerciali, della vendita parallela di prodotti alla spina (almeno i detersivi).
– Deliberare lo sgravio fiscale sulla TARSU/TARES a chi attua l’auto-smaltimento della frazione umida (compostaggio).
Una volta ridotto drasticamente il problema alla radice si quantificano i rifiuti rimanenti (e se ben applicate e controllare ne rimarrà davvero poco) e si può ragionare nell’ordine di riutilizzo, trattamento ecc… Ma la spesa non sarà più tra i 5 e 30 milioni di euro, ma addirittura potrà instaurarsi una forma di profitto con i ringraziamenti e il ritorno di fiducia da parte dei cittadini.
Facciamo finta di non aver appreso la notizia dell’incontro al “Pignatiello” tra le 6 amministrazioni isolane + Procida, nella speranza che la parola “Zero” contenuta nel binomio “Rifiuti Zero” venga presto percepita dalle amministrazioni stesse come quantità prodotta e non come quantità trasferita.