In controsenso quotidianamente sulle loro e-bike da Corso Vittoria Colonna verso via Pontano (e non solo) nelle settimane “clou” dello scorso mese di Agosto : piccoli pirati che l’hanno fatta franca per i pochi controlli.
di Ennio Anastasio
Dodici o al massimo tredici anni ed una bici elettrica tra le mani ma nessuna conoscenza del codice della strada, delle norme, del buonsenso, e molto spesso nemmeno del basilare rispetto verso gli altri. Adesso, lentamente, la situazione sta rientrando in quella che può chiamarsi “normalità” ma quanti di noi nelle due settimane “clou” di questo passato e afoso mese di agosto non si sono trovati di fronte, nel percorrere via Pontano o nel risalire via Vittoria Colonna, una e-bike che ad una certa velocità arrivava contromano sulla stessa strada, e cosa ancora più assurda, era tra le mani di un ragazzino che alla meno peggio cercava di svincolarsi, di mantenere l’equilibrio, pur di passare, noncurante di quello che stava facendo: una assurda violazione del codice della strada, tanto da mettere in pericolo la sua vita e quella degli altri, sempre ammesso che la sua giovanissima età gli potesse permettere di comprenderlo. Pochi, veramente pochi, da contarsi sulle dita di una mano. Ed ancora, in alcuni casi l’infrazione veniva anche commessa con tanto di passeggero a bordo. Lo stesso, sempre ed ovviamente “mini-mini minorenne” anch’egli senza casco, appollaiato al di dietro su quella parte che rimaneva del telaio, si sporgeva pericolosamente con il capo di lato incitando il conducente: ” vai, vai che cia’ facimm”. Questa scena si è ripetuta quotidianamente nelle giornate ferragostane su questo tratto di strada e guarda caso su quel percorso, nello stesso orario, era facile incontrare più di un “piccolo pirata” tanto da essere spinti a chiedersi : “ma forse hanno invertito il senso di marcia di via Pontano visto che vi è tanta ostinazione nel senso opposto? ma poi il circolare EAV che tenevi alle spalle ti faceva capire che eri nel giusto e che avevi incontrato soltanto dei piccoli pirati, i quali sapendo bene di non battere alcuna bandiera, ops targa, se non quella, appunto, dei pirati, sanno anche meglio che non sono tenuti a stipulare alcuna assicurazione, né tantomeno al pagamento di un bollo, e nemmeno ad indossare un casco protettivo, che è semplicemente raccomandato ma non è obbligatorio. Altri ancora, sempre giovanissimi, nel clima festoso delle giornate di Ferragosto hanno deciso di impazzare anche per altre vie della città, ed ecco che ci arriva puntuale la testimonianza del Sig. Luigi il quale racconta che negli ultimi giorni di agosto, mentre si recava di buon mattino presso il centro ASL di fronte al bar “la Violetta” si vedeva quasi travolto da uno di questi “bolidi” alla cui guida vi era un conducente da ritenersi poco più di un bambino il quale aveva pensato bene di transitare contromano dalla ex edicola del parcheggio di Sant’Antonio, verso via Antonio Sogliuzzo, tagliando inoltre la strada in diagonale. Probabilmente non sapendo leggere la segnaletica stradale, non aveva nemmeno percepito di andare controsenso, e soltanto la prontezza di Luigi che si è scansato di lato a quel proiettile silenzioso, ha evitato un duro investimento, anche se per pochi centimetri. E le conseguenze si possono immaginare perché la velocità era alta ed è notorio che le “e-bike” sono di struttura robusta e quindi procurano danni di non poco conto. Questo accadimento ricorda quello avvenuto lo scorso febbraio ad Andria in Corso Cavour, quando un ragazzino sulla sua bici elettrica, circolando nel senso sbagliato di marcia, investiva ad alta velocità una donna mentre attraversava la strada sulle strisce pedonali. La sfortunata, condotta in Pronto soccorso, riportava un ematoma all’occhio ed una contusione alla cervicale.
E cosa dire dei dispositivi di marcia manomessi?
Una volta si “truccavano” i motorini, potenziando il motore per raggiungere una maggiore velocità mentre oggi si pensa che una bicicletta a pedalata assistita sia troppo “lenta” e che quindi una “e-bike” possa diventare davvero più potente attraverso l’applicazione di un dispositivo di marcia che permette di raggiungere velocità ben più alte di quelle che sono riportate dalla casa di fabbricazione ed ovviamente di essere agevolati in quanto si deve pedalare con meno fatica. L’operazione si completa mettendo nelle mani di ragazzini, e con molta disinvoltura, un mezzo “truccato” e potente che formalmente risponde ad una tipologia mentre nella realtà è ben altro. Quest’estate i canali social hanno raccontato di come per arrivare da un Comune all’altro dell’isola bastavano pochi minuti con l’utilizzo di queste “frecce” a due ruote che hanno invaso le nostre strade. Ed altri ancora, ed in questo caso non parliamo più di ragazzini, si lamentavano con un tono di libertà sconcertante, di come un dispositivo applicato alla bici “modificata” non generava la massima potenza che gli era stata promessa dal venditore fuorilegge.
E la sicurezza sulle strade?
Tra maxiassembramenti e camuffati aperitivi, controllo degli avventori e spiagge da sgomberare dall’ombrellone abusivo nelle prime luci dell’alba, i Sindaci hanno fronteggiato come potevano, attraverso gli agenti di Polizia municipale, questa esplosione estiva di velocipedi cercando di tutelare la tranquillità e l’incolumità dei pedoni in particolare nelle zone ZTL ma comunque, con un territorio vasto da controllare e preso d’assalto, tanti sono stati gli episodi a macchia di leopardo sia di disordine che di mancato rispetto del codice stradale. I “piccoli pirati” senza targa, senza patente, senza alcun tipo di assicurazione, senza saper leggere i segnali stradali, hanno finalmente lasciato le nostre strade ma con la convinzione di poterle frequentare alla prima occasione di ritorno sull’isola con la libertà di fare qualsiasi cosa: andare contromano, salire sui marciapiedi e sfiorare chi ti passa accanto. Ma mai di indossare un casco, quello proprio no.