Noi siamo stampa libera. Anni fa qualcuno si illuse di metterci il bavaglio. Oggi ci riprovano invano. A suo tempo (come si evince da dicerie, da interviste sul web a Sepe e da un editoriale scritto qualche mese fa da Gaetano Di Meglio) i nostri presunti censori potrebbero essere stati il sindaco e il Pio President. Oggi voci di paese affermerebbero che a loro si siano aggiunti altri presunti registi: Paolo il geometra e il consigliere eterno trombato del centrodestra. A questi, come a molti altri in memoria di colui che è stato sempre odiato per averci fatto scrivere, dedichiamo le parole del vero e grande difensore della stampa libera, Domenico Di Meglio.
Caccia al gatto che graffia
di Domenico Di Meglio
Editoriale del 20 febbraio 2009
L’intervento del lunedì del Gatto, graffiante, informato, piccante e cazzuto, sta mandando in crisi
l’ ambradam politico ischitano che non si preoccupa delle verità sacrosante e provate che riesce a scoprire sbattendole sul giornale, perché sono sicuri che la legge non è uguale per tutti e pensano d’essere al di sopra delle regole e che il clientelismo e l’arroganza del potere, che si tramuta in appalti, costruzioni abusive assunzioni contro legge, aum aum senza concorsi, per chiamata diretta come, ad esempio, quello della Zabatta al comune di Ischia, sia l’unico mezzo per alimentare il consenso. Invece di interrogarsi sul loro essere politici inutili e amministratori inutili, si scervellano su chi si cela dietro il GATTO.
Per la complessità e delicatezza della ricerca di queste notizie e per evitare che gli interessati possano alzare un muro contro, e solo per questo, l’autore della rubrica deve necessariamente scrivere in incognito.
Da quel che mi risulta, i ricercatori dell’identità del GATTO, hanno puntato il loro indice su:
Stefano Pettorino, Davide Conte, Mizar, Ivana Caliendo, Carmine Bernardo (per farsi pubblicità), Guerino Cigliano, “quei chiavichi del centrosinistra nostri avversari” (chi? Telese o Ciro Ferrandino?), Don Agostino Iovene, Paolo Rizzotto, Peppino Di Costanzo, Oscar Rumolo, Luigi Boccanfuso…
Meno male che non hanno pensato al Vescovo, che dopo essere stato immortalato con Fausto Bertinotti, il comunista con la erre moscia e la maglia di cachemire, Bassolino e Giosi Ferrandino, può a pieno titolo essere inquadrato nelle sbrindellate schiere dei catto-comunisti.
Gli amici, protagonisti in negativo delle storie che racconta il GATTO sono comunque miei amici, anche se sbagliano, (gli e le ignoranti che nonostante i soldi del popolo malguadagnati vogliono leggerci a sbafo, nullità allo stato puro, non li consideriamo neppure come bipedi) invece di perdere tempo a cercare il (per loro) “colpevole”, cerchino di rispettare le legge per essere dimenticati dal GATTO che graffia solo i fetentoni.