di Luciano Venia

Ho dubbi sul comune unico ad Ischia in quanto l’identità, anche dei piccoli centri, e le culture, anche le più locali e specifiche, rappresentano un valore. Sto riflettendo sulla questione tenuto conto che inoltre manca, a mio avviso, una classe politica adeguata; di converso da un punto di vista grossolano verrebbe da dire subito si a un comune unico. In realtà ciò che è mancata non è la unità di forma ma una unità di sostanza sui problemi che ben si può realizzare conducendo sui grandi temi la pluralità ad unità di orientamento ove sussista appunto maturità e qualità della classe politica.Diciamo la verità in questi anni è mancato un Progetto Gobale per Ischia, una visione del futuro, una capacità di gestione dei servizi e vi è stato il tentativo di neutralizzare le spinte innovative della società negando ai giovani spazi e modelli di partecipazione politica senza peraltro garantire pienezza ai loro diritti e certezza al loro avvenire.

E’ necessaria quindi, una Politica Alta e Qualificata che può dare ottimi risultati anche se i comuni rimangono sei e si custodisce la storia, la tradizione, la cultura, la identità dei nostri singoli paesi.

Il Comune Unico venne realizzato dal Fascismo negli anni trenta ma la società isolana di oggi è ben più complessa e matura e quindi necessita di articolazioni differenti. Tuttavia ove passasse il Comune Unico dopo un eventuale referendum ribadisco la mia originale PROPOSTA INTEGRATIVA: TRASFORMARE GLI ATTUALI COMUNI IN MUNICIPII QUALI ENTI DECENTRATI DEL COMUNE UNIFICATO E ANZI AI SEI ESISTENTI AGGIUNGERE QUELLI DI PANZA, SANT’ANGELO, BUONOPANE, TESTACCIO (GIA’ ANTICAMENTE MUNICIPIO E INOLTRE TRIPARTIRE ISCHIA IN PORTO, PONTE E CASAMPI (dal nome della gloriosa squadra di calcio locale) OVVERO LA COLLINA CHE IDENTIFICA PILASTRI, SANT’ANTUONO E SAN MICHELE.

Laddove parlo di Municipi non mi riferisco agli istituti previsti normativamente dal Tuel (Dlgs 267/2000) previsti espressamente per le grandi città; ma, al di là del nomen juris adoperato, qui intendo ogni e qualsiasi strumento ed istituto di rappresentanza che possa funzionare come organo politico mediano tra comune e cittadino negli ambiti corrispondenti ai territori degli antichi comuni e per le altre zone che per logica e analogia o necessità presentino particolari esigenze per dislocazione geografica, numero di abitanti, rilievo agricolo o turistico.

Nel rispetto del titolo V della Costituzione, delle statuto e delle leggi regionali (ivi compresa quella che riguardi il procedimento di eventuale indizione del referendum, di proclamazione dei risultati e di riconoscimento della fusione o incorporazione dei comuni) e della autonomia che viene riconosciuta agli enti locali.

CHE NE PENSATE? ATTENDO VOSTRE INDICAZIONI.

Luciano Venia

post scriptum

I dubbi sul comune unico sono nati meditando sulla globalizzazione che standardizza tutto e rende tutto omologato e per un approfondimento su questi argomenti potrebbe essere utile leggere autori di diverso segno come PIER PAOLO PASOLINI (sulla scomparsa delle lucciole), MARTIN HEIDEGGER (conferenze di Brema e Friburgo), HERBERT MARCUSE (l’uomo a una dimensione) E SOPRATTUTTO ZYGMUNT BAUMAN (SOCIETA’ LIQUIDA E VITA LIQUIDA) E JEREMY RIFKINATTENDO DI CONOSCERE IL VOSTRO PENSIERO SULL’ARGOMENTO